La profezia di Papa Francesco sulla IIIa Guerra Mondiale, celebra l’anniversario dei suoi sette anni. Il merdaio afghano. L’onore dei giornalisti italiani salvato (bah!?) da Domenico Quirico, che ha avuto il coraggio (pensate!) di ricordare che in Afghanistan si sta concludendo una “guerra civile” e che la realtà dei 40 milioni di cittadini afgani non è quella delle poche decine di migliaia che tentano di scappare dall’aeroporto di Kabul, con smartphone e notebook in mano e video-post struggenti sui social. Una stima ufficiale USA parla di 241mila afghani morti in venti anni. La realtà ne contabilizza almeno il doppio. Per lo più civili non combattenti.

Erano le 16.09 del 25 agosto 2014. L’ANSA aveva appena battuto in rete la notizia della denuncia di  Papa Francesco su un grande pericolo universale : “siamo entrati nella Terza guerra mondiale, ma condotta a pezzi”. Erano i giorni del precipitare della situazione irachena e del riaccendersi del conflitto in Terrasanta. Il Papa aveva risposto così ad una domanda diretta di un giornalista (“è d’accordo se gli Stati Uniti bombardano l’Iraq per prevenire il genocidio?”), mentre era in volo , di ritorno da Seul a Roma, dopo il terzo viaggio internazionale del pontificato. L’Informazione italiana ed europea ci fece i soliti titoletti di giornata, ed Amen.

Ed, in effetti, è così. Stiamo vivendo da sette anni la distruzione delle democrazie occidentali, nate dopo la seconda guerra mondiale (specie in Europa), con lo svuotamento di ruolo e di funzione dei parlamenti e delle Costituzioni, per approdare sulla folle strada di una terza guerra mondiale a rate come denunciato dal Papa. E’ questo il prezzo del mutamento epocale della conduzione del mondo dai Governi politici nazionali, al governo delle multinazionali di Gates & company, Besoz, Musk, Zuckerberg, (etc), e delle “multietniche confraternitedi Wall Street e della City of London, di Gedda, Hong Kong, Dubai e di Doha. Soggetti diversi tra loro nel perseguimento delle loro esigenze (prioritarie) personali, ma cementati in un blocco solidale dal disprezzo comune per la Democrazia e le “vite umane degli altri”. Prigionieri della loro, ormai, incontrollabile pulsione psichiatrica di voler condizionare la vita del mondo.

Fa specie, leggere oggi, nel settimo anniversario di quella forte denuncia, i resoconti dei giornali sul “caso Kabul”. Anche stavolta, intrisi della disinformazione, partorita dalle stesse medesime società di comunicazioni “anglosassoni” (che incomprensibilmente sino al 2019 hanno goduto di contratti di consulenza e contributi presso tutti i ministeri degli esteri europei/Nato, Italia inclusa). Che hanno inventato la guerra in Iraq del 2003 (dando risalto alla bufala di Colin Powell all’ONU sulle armi di distruzione di massa di Saddam). Che hanno propiziato e  “montato” la guerra in Siria. Che hanno inventato, sul nulla, l’esistenza di un venezuelano, Juan Guaidò (neomassone americano autodichiarato ed in passato oscuro collaboratore stipendiato dalla Cia, socio di un noto narcotrafficante venezuelano e co-leader di un partitino del 3 %) quale legittimo nuovo Presidente alternativo del Venezuela, applicando alla lettera il modello italiota della mozione parlamentare approvata a larga maggioranza su “Ruby rubacuori (di nazionalità marocchina ma) nipote dell’egiziano Mubarack”. Per cui ben 26 Stati europei hanno riconosciuto come legittimo Presidente di uno Stato sovrano un oscuro collaboratore Cia. Che hanno contribuito alla nascita ed hanno supportato in tutti i modi la “narrazionedella certa crescita inarrestabile dell’ISIS e della conseguente devastante guerra in Siria (e su un pezzo di Iraq). E che ora stanno sceneggiando la “fiction dei talebani sanguinari” che porteranno morte e distruzione alla fine di una “guerra civile” (!?, come era già successo i Italia, Grecia, Francia, Spagna, ex Jugoslavia, etc).

Una “strana” guerra civile, perché combattuta da un lato solo da truppe straniere. Che, per motivi umanitari (per onorare l’accordo di Doha sul ritiro dall’Afghanistan), negli ultimi 18 mesi, mentre sbaraccavano le loro basi militari di occupazione, “si sono limitate solo” a bombardare a tappeto, a destra e a manca. Bombardando indifferentemente qualsiasi assembramento segnalasse l’aviazione : matrimoni, funerali, scuole coraniche, ospedali da campo, mercati di animali, eventi sportivi, etc. Costringendo, ad un certo punto, l’anodino ufficio ONU a Kabul (ANANA) a partorire una serie di pietose e palesi menzogne, per le quali, alla fine della fiera, i morti civili afgani in questo primo scorcio del 2021, sono stati per fortuna (minchia!!!) solo (!?) circa 2500 (in realtà si stima almeno 15mila).

Ha rotto il fronte della vergognosa informazione occidentale solo un editoriale di un giornalista italiano, un grande inviato, Domenico Quirico, scritto su “La Stampa” di Torino del 18 agosto. Un pezzo dove era possibile leggere, e percepire, un minimo di cose reali, dal senso compiuto, sulla tragedia Afghanistan. Quindi nessuna cazzata sull’onore perduto dall’Occidente per colpa di quel fellone di Biden e dei militari afgani governativi (a stelle e strisce) “traditori” armati dagli occidentali in difesa della democrazia e della civiltà in Afghanistan. “Noi invadiamo, ingombriamo, ci disperdiamo, e la colpa è degli altri. Pretendiamo non solo vittorie ma anche sconfitte a prezzo stracciato, a interessi irrisori o, ancor meglio, per cui paghino gli altri.” Gli è scappato di scrivere al meraviglioso cronista di anni 69. “ ..ma per cosa i fantaccini afghani  (l’esercito forgiato da USA e NATO) avrebbero dovuto combattere fino alla morte (peraltro a cui nessuno ha più  pagato lo stipendio da due mesi a questa parte) i diavoli scesi dalle montagne, quelli sì con buone ragioni nello zaino per essere implacabili, la vendetta e  la fame? Forse per i palazzi dei ricchi, per (i locali) politicanti corrotti e parolai, per una modernità di cui non hanno visto le remote delizie, per la borghesia occidentalizzata che li guardava con condiscendenza per la loro arretratezza? Avrebbero dovuto morire per gli illuminati editoriali del «New York Times» o per i loro presidenti (che andavano in giro) con la raffinata kurta di seta? Andare in trincea per salvare il consenso degli amici americani che hanno sganciato bombe disinvolte su terroristi e matrimoni, baracche di pastori e nidi di guerriglieri: sono le necessità supreme della guerra al terrorismo, ecco qua… con il risarcimento compratevi due galline. Suvvia…

Uno schiaffo alle cronache barbine ed ipocrite la conclusione dell’editoriale di Quirico : “Si annuncia: i talebani sono assetati di vendetta su coloro che hanno lavorato per noi, cercano gli elenchi dei nostri fedeli dipendenti e fornitori, dei giornalisti che hanno encomiato l’Afghanistan moderno e stramaledetto quello preistorico. Il popolo afghano nella nostra narrazione è formato solo da coloro che vogliono fuggire. Ma questa è stata una guerra civile: i datori di lavoro di questa crosta di Afghanistan moderno hanno cercato di annientare per venti anni l’Afghanistan dei talebani. Come pensare che questi non la vedano come un partito di traditori, di collaborazionisti, a cui pretendiamo chiedano scusa per essere sopravvissuti, per aver vinto? La maggioranza degli afghani ha resistito non facendo nulla, non ha mai votato a elezioni fasulle, non voleva né gli americani né il governo né i talebani, voleva solo esser lasciata in pace, coltivare la terra, eleggere i capi villaggio.”

Mi dice una fonte attendibile , presente sul campo, a Kabul : “ Gli afgani che tentano di abbandonare il paese sono un all’incirca 80/90mila collaborazionisti diretti (interpreti, segretari, personale di servizio, artigiani e tecnici di fiducia, informatori, etc) di noi occidentali occupanti per vent’anni ed una quota fisiologica di 20/30mila afgani che anelano a quella presunta modernità che hanno visto nei compound occidentali o su internet. Ammannito, pure qui, a cani e porci.”

A parte Kabul, l’Afghanistan (40 milioni di abitanti) esce da 20 anni di occupazione militare USA, UK ed europea, più povero ed immiserito di prima. Con un tasso di lavoro di “occupati” poco oltre il 3%. Senza strade, senza ferrovie, senza un sistema energetico nazionale, senza un proprio comparto agricolo, senza acquedotti, senza un minimale servizio sanitario nazionale. Con un PIL annuo di appena una ventina di miliardi e un relativo reddito pro-capite che oscilla tra i 150/300 dollari . Cioè, all’incirca, da mezzo dollaro ad un dollaro al giorno. Con un unico comparto economico che in questi venti anni si è strutturato ed è cresciuto : quello dell’oppio. Moltiplicatosi nella grandezza di almeno sedici volte da quello originario del 2001, anno dell’inizio dell’occupazione. Direbbero i ministri ladri della seconda repubblica italiana “ ad insaputa”, ovviamente, degli occupanti americani, che pure con satelliti e droni, controllavano ogni cmquadro del Paese, tranne i campi di coltivazione della droga.

Peccato, che pure le pietre sanno che la cd. “parte deviata delle 17 agenzie di intelligence USA” , tramite le famigerate compagnie di contractors privati, sovraintende sul campo e tutela il traffico di droga sull’asse Kabul- Americhe- Europa. Si dice, non per lucro (per carità !), ma per autofinanziare le proprie autonome attività illecite contro la democrazia in mezzo mondo. Ciononostante,  un noto giornalista ed opinionista italiano , da qualche anno transitato al ruolo di prestigioso collaboratore dell’antidroga USA con attico a New York, si è sentito in dovere di andare in TV a denunciare e spiegare che dietro il traffico di droga in Afghanistan ci sono proprio i talebani. Per il sol fatto che i guerriglieri afghani, secondo la tradizione locale, solevano estorcere un “dazio di passaggio” ai trafficanti protetti dagli yankee, con l’istituzionale mediazione del fratello dell’ex Presidente Hamid Karzai. Quest’ultimo il maggiore esponente politico del Paese, campione indiscusso degli amici afghani degli USA e leader della locale (e surreale) massoneria, dependance legata a doppio filo a quella USA.

Del resto se, nel mondo cosiddetto “libero”, l’unica religione, e l’unica ideologia (accettata, promossa e diffusa), è diventata quella “liberista” , con la sua incrollabile, e totalizzante, “fede nel dollaro”, quale unica condizione escatologica che può riscattare coscienze e dare la felicità agli esseri umani, non possiamo stupirci più di tanto di questo merdaio afghano. Dovendo, porci, in conclusione, però, una domanda : se questo sconcertante epilogo afghano è l’antefatto, cosa ci può riservare il futuro prossimo venturo ?

Proveremo a raccontare anche questo.

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