“Il Cartello” dei poteri finanziari liberisti vuole espropriare ai cittadini pure la proprietà dell’anima, e ci organizza sopra pure dei sondaggi. “E’ meglio continuare a farci governare dai politici in carne ed ossa, o ci governerebbero meglio le macchine dell’Intelligenza artificiale?” Una idea “del cazzo” su cui le multinazionali (proprietari di queste) pare ci stiano rimurginando sopra. Una notizia che fa rabbrividire ed accapponare la pelle . L’opinione del Prof. Enrico Nardelli cattedratico di Matematica Informatica all’Università di Tor Vergata (Roma).

Lo insegna il marketing commerciale. E lo si applica sempre più “sul versante politico”. I sondaggi, usati politicamente, come “arma di manipolazione di massa”, non per conoscere in anteprima gli orientamenti politici dell’elettorato , ma per condizionarne i trend futuri e dar peso, invece, alle opinioni politiche che il sondaggio medesimo indica (e produce) come maggioritarie.  Così “il cartello” dei poteri finanziari internazionali sta aumentando, impropriamente, il ricorso all’uso dei sondaggi pertastare il polsopreventivamente ai successivi passi (Orwelliani ed antidemocratici) da intraprendere per conquistare totalmente il governo globale del mondo e dei Continenti. La loro base organica, “le multinazionali private ,(quelle che hanno ingoiato – o stanno ingoiando – tutto, le banche, le assicurazioni, anche i beni comuni : gli ospedali, la produzione dei farmaci, le compagnie di trasporto aeree e dei treni , i porti gli aeroporti, l’acqua, la produzione di energia, i beni culturali, etc)  vogliono sapere sin dove si possono spingere e quale cadenza di marcia avere nel derubare definitivamente i cittadini d’Europa (nella fattispecie) del loro legittimo diritto di avere un simulacro di politica democratica. Dopo aver conquistato i media (ed averne cambiato natura e funzione), dopo avere corrotto e cancellato i partiti e la cultura della Sinistra, adesso il loro obiettivo grosso  è cancellare la sussistenza e l’utilità politico-amministrativa del suffragio universale. Visto che sono già proprietari della ricerca scientifica sull’Intelligenza  Artificiale, e parimenti delle relative “macchine” applicative, come si dice a Roma “ce provano”.

Così, è apparsa recentemente la notizia di un’indagine svolta dal “Center for the Governance of Change dell’università IE di Madrid” ( Università privata in area economico-finanziaria e giuridica), che ha investigato sull’atteggiamento dei cittadini europei nei confronti dei cambiamenti tecnologici e come pensano i loro governanti debbano gestire queste trasformazioni.

La rilevazione d’opinione condotta su 2.576 cittadini di otto nazioni europee, ha riscontrato che tre cittadini su quattro ritengono che, se non adeguatamente controllate, le nuove tecnologie causeranno più danni che benefici nel prossimo decennio. E si aspettano quindi che i governi approvino leggi per evitare che la crescente automazione sia causa di perdita di posti di lavoro. In aggiunta, sette cittadini europei su dieci sono preoccupati che in futuro le persone spendano più tempo socializzando online invece che di persona e ritengono che il sistema educativo non li prepari adeguatamente alle sfide delle nuove tecnologie.

Opinioni di masse di cittadini europei amaramente delusi , che espongono una certa disillusione verso l’attuale classe politica, tant’è che un cittadino europeo su quattro dichiara che preferirebbe essere governato da un’intelligenza artificiale invece che da politici in carne ed ossa. Quest’ultimo elemento in sé fa rabbrividire: l’idea che qualcuno pensi che le macchine siano meglio degli esseri umani indica quanto poco le persone in generale siano non dico educate, ma almeno informate su cosa sia l’informatica. La disciplina scientifica che è dietro la trasformazione digitale e cosa sia realistico aspettarsi dai sistemi di intelligenza artificiale, uno dei settori dell’informatica in cui in questo momento è concentrata l’attenzione di tutti.

Ed è ancora più rabbrividente il fatto che i laureati siano più favorevoli a questa soluzione rispetto a chi una laurea non ce l’ha. A mio avviso questo può essere spiegato dai recenti risultati della psicologia sociale sulla relazione inversa tra livello culturale e capacità di valutare in modo oggettivo temi politicamente controversi. Tale ricerca ha infatti evidenziato che, mentre persone culturalmente più preparate sono meglio in grado di valutare fatti oggettivi presentati in maniera neutra (per esempio il risultato di un trattamento dermatologico), quando invece le stesse evidenze sperimentali sono presentate in un contesto caratterizzato da un punto di vista politico-sociale (per esempio il risultato di una politica di controllo delle armi private) allora lo stesso gruppo di persone valuta la situazione in maniera peggiore di chi è meno preparato culturalmente.

Il prof. Enrico Nardelli (Ordinario di Matematica Informatica dell’Università di Tor Vergata), da scienziato ha, poi, delle perplessità su come sono stati riportati i risultati di questa specifica domanda. È stata infatti è stata formulata come : “Che ne pensi di consentire a un’intelligenza artificiale di prendere importanti decisioni su come governare il Paese?” (How do you feel about letting an artificial intelligence make important decisions about the running of the country?) ma si riportano in modo aggregato le risposte: “in qualche modo favorevole” (somewhat in favor) e “completamente favorevole” (totally in favor), senza fornirne i valori separati e senza sapere quali siano le altre possibili risposte e con quale frequenza media siano state scelte. Siamo tutti d’accordo, penso, che tra “in qualche modo” e “completamente” c’è una bella differenza.

Conclude il prof. Nardelli : “Ho infine una riflessione importante relativa al pensiero critico e all’educazione ai media, temi che dovrebbero far parte dello studio dell’educazione civica recentemente reintrodotta nelle scuole e che sarà discussa in questi giorni alla Camera. Se si riflette con calma prestando attenzione al punto di vista complementare, si nota infatti che il dato riportato implica che tre cittadini europei su quattro si oppongono a quest’idea di essere governati da “macchine intelligenti”. Al contrario, il comunicato stampa e il lancio della notizia si sono concentrati su quel cittadino su quattro che vuole essere governato dalle macchine, come a voler suggerire – a pensar male si fa peccato, ma… – che invece di una democrazia a suffragio universale che elegge “politici incapaci” siano meglio asettiche “macchine intelligenti” che non sbagliano mai.”

Mi sembra un’osservazione rilevante sul piano politico e mediatico. Un tempo si studiava al Liceo classico : Cui prodest? e Quis custodiet ipsos custodes?. Anche oggi vale la pena porsi delle domande, cercare delle risposte. Esaurienti. La posta in gioco – la Democrazia – è troppo alta.

 

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